mercoledì 23 novembre 2011

I Bund, la prossima bolla

A fine lezione ricevo la gradita telefonata di un amico, il professor Ranieri Santarelli, PhD ai Bagni 93 Luigi di Cattolica e professore emerito di Goofynomics all'Università di Topolinia, che mi chiede se ho visto com'è andata l'asta dei Bund. Non potevo saperlo, ma potevo benissimo immaginarlo: è andata male (vedi la notizia su Repubblica). Perché? Perché come ampiamente previsto (non solo da me) la Germania sta segando il ramo sul quale è seduta. Il suo successo è stato alimentato per un decennio dalla domanda dei paesi periferici, che si sono indebitati con lei per comprare i suoi beni (ne ho parlato in questo post, ma anche un po' di tempo fa su sbilanciamoci). La Goofynomics insegna che un debito, visto dalla parte di chi i soldi li ha dati, somiglia molto a un credito, e così, a mano a mano che aumentavano i debiti esteri dei PIGS (verso la Germania), in bella simmetria aumentava il credito estero della Germania (verso i PIGS):


Quando dagli Usa è arrivato lo shock della crisi finanziaria, la Germania, che si era arricchita, ha negato aiuto a quelli che dovrebbero essere i suoi compagni di cordata nell'Unione Europea, senza capire che questi avrebbero trascinato nella sua caduta anche lei. Un concetto facile da capire, ma difficile da spendere sul mercato della politica interna tedesca. Scusate, secondo voi, se prestate 10000 euro a qualcuno e quello poi scompare, in crisi chi ci va, lui o voi? Perché qui si parla solo di crisi del debito (sovrano, beninteso), ma si dimentica che questo significa che il creditore non rivedrà i soldi. E il principale creditore (come il grafico mostra benissimo) è la Germania. Non sarà mica colpa del freddo se in quel paese tante banche sono già andate a gambe all'aria o lo hanno evitato di misura drenando una quantità spropositata di risorse pubbliche? Un fatto che suscita sdegno motivato perfino sul Sole 24 Ore, che in teoria dovrebbe essere un giornale conservatore, ma che in questa, come in tante altre analisi, si trova "a sinistra" di tanti forum della sinistra per bene, che imperterriti continuano a raccontarci la storiella della Germania che esporta in Cina! Ma si sa, il mercato, come il pianoforte, bisogna studiarlo da piccoli. E quindi non dobbiamo stupirci se l'elaborazione concettuale di chi da piccolo ha studiato (forse) Marx suona un po' fessa come l'esasperante "Für Elise" dell'attempato vicino di casa che ama (non ricambiato) la musica.

E con questo spero di aver risposto a Giovanni De Rasis che sulla mia unofficial web page, opera di qualche studente sbarazzino, mi chiede perché da tempo dico che non è il caso di comprare Bund. Mi pare chiaro, no?

Eppure per un po' anche i mercati non hanno afferrato il concetto. Presi dal panico, hanno convogliato una quantità di risparmio verso i Bund tedeschi, percepiti come bene rifugio, spingendone in basso i tassi di interesse (e quindi in alto i prezzi), in simmetria con l'impennarsi degli spread periferici. Si sa: nel breve periodo la razionalità dei mercati consiste nel comprare gli asset i cui prezzi crescono, facendoli crescere ancora di più, e invogliando così altri acquisti: si chiama bolla, e prima o poi esplode, perché gli stupidi sono sì la maggioranza, come sapeva bene Rabelais e come il dibattito nostrano sull'euro dimostra, ma purtroppo non sono infiniti. Se ci fosse sempre un fesso che compra non avremmo mai crisi finanziarie, come spiegano O'Connel e Zeldes, 1988, Rational Ponzi games, International Economic Review, 29(3) (letture di gioventù): ebbene sì, anche gli stupidi sono, o meglio, potrebbero essere - se fossero infiniti - una preziosa risorsa!

Ma il tempo è galantuomo: già a ottobre gli analisti cominciavano a vederci chiaro. Un mio ex-studente, strategist di una banca con sede a Dublino, mi diceva che in banca sapevano benissimo che i Bund erano la prossima bolla, e stavano già cercando di sfilarsi...

Nel frattempo a settembre la produzione industriale tedesca calava del -2.8%. Il dato usciva il 7 novembre e subito dopo, il 9 novembre, la Merkel cambiava atteggiamento: uscire dall'euro si può! Traduzione: abbiamo capito che se strozziamo i nostri mercati di sbocco dopo dovremo veramente competere con i cinesi (ma con i cinesi i tedeschi hanno un deficit crescente)!

E ora i mercati cominciano a realizzare che i fondamentali dei tedeschi in realtà sono quelli nostri: se noi andiamo male, loro vanno male (perché se noi non compriamo, la Goofynomics insegna che... loro non vendono!). E dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che la classe politica tedesca, mentendo per fini elettoralistici, si è messa nell'impossibilità di definire strategie cooperative e rischia di far soccombere il proprio paese nel tentativo vano di assicurare la propria sopravvivenza.

Così, giustamente, i mercati mandano quasi deserta l'asta dei Bund. Ma non è una bella notizia, perché l'elettore tedesco è stato bombardato dal messaggio che se le cose vanno male, la colpa è nostra. Qualcuno si ricorda di com'è andata l'ultima volta?

Già, ora ci dicono che la colpa della crisi è nostra, di noi meridionali pigri, perché lavoriamo poco, siamo poco produttivi, e quindi poco competitivi. Il che, in buona sostanza, significa che sulla porta d'ingresso dell'euro c'era scritto "Arbeitsproduktivität macht frei". Una versione riveduta e corretta. Chissà da dove usciremo questa volta...

Fonte dei dati
Updated and extended wealth of nations dataset (e se non vi dicono le fonti, passate oltre).

6 commenti:

  1. fortunatamente nel frattempo qualcuno ha avuto la buona idea di disarmarli...

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  2. Ma a questo punto l'ipotesi che la grande Cermania esportatrice stia pensando di rottamare l'euro non è piu' pura fantasia.
    Diciamo che arrivati a questo punto continuare a negare l'intervento della BCE o gli euro BOND è suicida. L'EFSF è in stand by e al momento non è utilizzabile. Sono questi i segnali di un paese che sta cercando una exit strategy, magari scaricando le colpe sul resto dell'europa?

    Oppure c'è il vecchio disegno della deflazione nel sud europa, delle lacrime e sangue, del recupero degli squilibri con i tagli ai bilanci pubblici?

    Diciamo che è difficile fare previsioni, soprattutto quando c'è di mezzo il futuro...

    con stima, Andrea Gelmetti

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  3. Caro Gelmetti,

    se mi permette una battuta, direi che invece il problema odierno è che fare previsioni è diventato troppo facile: ci riesco perfino io, che onestamente non posso dire di essere un grande economista! Ma se lei si va a leggere il mio intervento di tre mesi fa su sbilanciamoci vedrà che tutto quello che stiamo vivendo (avvento del governo tecnico, crollo della Germania con conseguente involuzione democratica del continente, ecc.) era stato accuratamente previsto.

    Le dico il mio segreto: copio da quello che i grandi economisti dicevano venti anni fa. E siccome so che è difficile crederlo, presto prometto di pubblicare una antologia di giudizi profetici sull'euro.

    AB

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  4. Mi può chiarire uno degli elementi della sua valutazione della situazione? In alcuni suoi interventi ha scritto che ciò che permette alla Germania di essere "virtuosa" (con le dovute virgolette), cioè di esportare verso i suoi partner europei, è la sua politica di moderazione salariale. Ha già chiarito che non è ovviamente l'unico fattore ma a me interessa inquadrarlo meglio e non riesco a capire come questo fattore possa dare una spinta significativa se, come si sente spesso dire, i salari in Germania sono tra i più alti in Europa. Cosa mi sfugge? Le sarei grato se mi aiutasse a capire meglio.

    Grazie,
    Antonino

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  5. Caro Antonino,

    il punto è molto importante e devo dedicargli un post, perché vanno mostrati dati e citate fonti, altrimenti sembra che i dati me li sia inventati io!

    Un accenno a questo aspetto lo ho fatto in una conferenza di qualche tempo fa, che si trova qui: http://www.youtube.com/watch?v=XKFs6P_RyGo&feature=related

    Se intanto vuole dare un'occhiata, magari una prima idea se la fa. Ovviamente ci torneremo sopra.

    AB

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  6. sicuramente, in seguito a questi dati, adesso verra intensificata la campagna di stampa contro i PIIGS E I FANNULLONI MERIDIONALI DELL EUROPA, i morsi delle austerità per rimborsare i creditori esteri si faranno sentire ancora di più, e probabilmente inizierà anche una dura campagna contro le politiche della Bce e di Draghi. http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/notiziasolotesto.jsp?id=884201&pagina=101&sottopagina=01 :Germania, alimentari +4,8%. Top da 2008
    Aumento record dei prezzi degli alimen-
    tari, in Germania, nel 2012: +4,8%. Si
    tratta del livello più alto dal 2008,
    con i prezzi record di verdura (+12%),
    frutta (+9,8%) e riscaldamento domesti-
    co (+9,4%). L'inflazione nel suo com-
    plesso, rileva l'Ufficio statistico fe-
    derale, è invece cresciuta del 2%.

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